La capacità di adattarsi a lavorare in un ambiente nuovo è considerata una vera e propria competenza. Una persona che ha lavorato in Spagna, Romania e Svezia, per esempio, ha imparato ad adattarsi a modelli culturali diversi e sa come operare al meglio e come collaborare con le persone che vivono in questi paesi. Queste competenze sono molto preziose. Se si lavora in un paese mediterraneo come, per esempio, l’Italia, si impara a essere più flessibili e a capire che l’espressione «5 minuti» non ha lo stesso valore che potrebbe avere la medesima espressione per un tedesco.
Vendere la propria esperienza
Acquisire un’esperienza di lavoro all’estero, per quanto breve, può rivelarsi utile in un
secondo tempo, persino in un settore professionale diverso. È una dimostrazione di adattabilità.
Molti datori di lavoro sono interessati a conoscere un’eventuale esperienza maturata
dai candidati a livello internazionale.
Prepararsi alle insidie
È bene prepararsi allo shock culturale, perché si tratta di una condizione che sperimentano
tutti. Inizialmente molte persone vedono tutto roseo, ma con il passare del tempo questa
luna di miele finisce. È importante quindi essere pronti a ridurre al minimo gli impatti
negativi.
È accaduto che qualcuno si è trasferito all’estero in Europa in cerca di lavoro, senza conoscere
la lingua o senza avere altre competenze importanti, e si è ritrovato senza casa e
senza i mezzi per tornare al proprio paese. È successo anche che un emigrato è rimasto in
un paese straniero anche dopo aver perso il lavoro a causa della crisi economica, per paura
di tornare a casa e dover ammettere di aver fallito. I consulenti EURES possono fornire utili
consigli per evitare situazioni di questo genere.
«Ho partecipato a una fiera dell’occupazione a Basilea e ho incontrato un consulente
EURES del Lussemburgo. Da lui ho avuto informazioni utili e pratiche, anche sul mercato
del lavoro, sulle condizioni di vita e di lavoro nel suo paese, nonché suggerimenti
su come presentare la mia candidatura, persino sulle cose importanti da fare prima di
trasferirmi all’estero».
Cittadino svizzero che ora vive e lavora in Lussemburgo
Prepararsi per tornare al paese d’origine
Tornando al paese d’origine dopo aver lavorato all’estero si può vivere un’esperienza di
«shock culturale» al contrario. Questo perché ci si è abituati a vivere in una città che offre
determinati standard e il paese d’origine non offre la stessa qualità della vita. Vivendo
all’estero cambia la percezione di cosa sia un buono standard di vita.
A volte le persone credono di trovare, tornando a casa, lo stesso luogo che hanno lasciato
e possono rimanere deluse. La loro città, il loro lavoro, i familiari e la rete sociale... tutto
sarà cambiato a distanza di 3 anni. Le cose potrebbero essere cambiate per il meglio, ma
potrebbero anche esserci più difficoltà. In sostanza, è alquanto improbabile ritrovare la
stessa realtà che si è lasciata partendo.